1420,405 MHz, Giuseppe Mirigliano

1420,405 MHz, Giuseppe Mirigliano

a cura di Anna Daneri

Prisma Studio, 9 ottobre-21 novembre, 2020

veduta parziale dell’istallazione all’ingresso

Poi iniziando a osservare una delle lune, iniziava a individuare sulla sua superficie ombre, rilievi, disegni, paesaggi, donne e animali, fino a riflettere una sua immagine, o qualche aspetto di lui, giacché noi siamo un agglomerato complesso di tanti elementi, anche contrastanti, spesso da noi stessi non conosciuti (…) eppure le lune sono specchi, capaci di evidenziare parti di noi isolate, ingrandite, qualche volta deformate. (testimonianza di Emilio, dal video 1420,405 MHz, 2020)

Prima personale dell’artista napoletano, 1420,405 MHz intende interrogare alcune delle questioni cruciali della nostra contemporaneità a partire da un’indagine stratificata sul mezzo pittorico e sullo statuto delle immagini. La mostra prende emblematicamente il titolo dalla frequenza d’onda della variazione energetica dell’idrogeno neutro, che può attraversare le polveri interstellari, opache alla luce visibile. La ricerca di Giuseppe Mirigliano è comparabile a questa frequenza, ruota intorno a interrogativi fondativi della nostra esistenza nell’indagine costante, spesso anche dolorosa, di un senso, attraverso scelte artistiche (ed esistenziali) improntate dalla radicalità, dalla ricerca di chiarezza. Partendo da temi-archetipi ricorrenti, l’artista porta avanti un processo di sedimentazione delle immagini che si combina con quello dell’emersione, anche repentina, di visioni ‘fermate’ sui diversi supporti utilizzati e decostruite in un processo di continua trasformazione e di relazione con lo spettatore.

La mostra si sviluppa nei tre ambienti di Prisma Studio, caratterizzati dall’architettura medievale, per costruire un discorso unitario, partendo dalla video-installazione all’ingresso, in dialogo con una serie di dipinti su carta, sospesi a un’impalcatura. Alla base sta la “ricerca nella memoria, attraverso i media che si mischiamo (tutto è partito dall’audio che tiene insieme il lavoro), per trovare un superamento, verso una realtà dilatata” (G. Mirigliano). Lo spazio, saturo di immagini e suoni, evoca la violenza e la sopraffazione alla base della storia occidentale, a cui l’artista cerca di rispondere interrogandosi (e interrogando) sulla coscienza di appartenere a una specie che fa uso della schiavitù come fonte di benessere e libertà.

“Credo nella potenzialità della pittura in forma installativa di superare se stessa”. Quella di Mirigliano è una riflessione sul fare pittura con una forte dimensione rituale, che va dal prendere i pennelli, al preparare i supporti e i colori. Un lavoro che l’artista ha portato avanti negli anni, in solitaria, intrecciando lo studio della storia dell’arte con la poesia, la filosofia e le teorie della fisica quantistica. I dipinti prendono spesso una forma scultorea, come nella colonna istoriata nello spazio intermedio che suggerisce un progressivo alleggerimento, una pars construens che ha le sue fondamenta nella denuncia della violenza bellica, con un omaggio diretto a Goya e suoi celebri Los desastres de la guerra, per arrivare al racconto cromatico delle sfere celesti.

Chiude la mostra un’installazione ambientale composta da un’opera scultorea a parete e un grande lavoro pittorico a pavimento, che ne trascendono i limiti, spostando lo sguardo (e il pensiero) oltre le immagini, presenti come frammenti, via via riportando alla possibilità di un pensiero alternativo, alla creazione di una visione possibile che scaturisce da un’armonia, forse solo extra-umana.

Immagini della mostra :

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto