MARYANGEL GARCIA – Labios Sagrados, Labios Narrados
a cura di Manuela Oneto
30 Novembre – 31 Dicembre
Com stampa: Venerdi 30 Novembre 2018 presso PRISMA Studio apre la mostra Labios Sagrados, Labios Narrados di Maryangel Garcia, prima personale dell’artista venezuelana in Italia.
Nel lavoro di MaryAngel Garcia il corpo della donna, nella sua gestualita femminista, ritorna incalzante, rivendicando una politica del corpo disinibito nell’esibizione diretta del sesso e del proprio corpo, ergendosi ad icona e totem, con la stessa carica con la quale, nel 1969 in un momento storico cosi importante per la rivincita della corporeita, l’artista franco-americana Nicola L. lavorava la tela, come fosse il prolungamento del corpo con tutta la sua sensualita e con la stessa energia con cui Niky de Saint Phalle ergeva le enormi “Nanas” colorate a femmes-object, a femmes -“putes”, crocifisse e sacrificate, ad icone piene della sessualita primitiva.
Ossessionata testimonianza della passione che implode ed esplode in lei, le sue tele vengono cucite e ricucite, ossessivamente come ferite aperte riaperte e richiuse, e raccontano di amori, tristi e felici, donne in attesa, mujeres hermosas, passionali, utopiche sognatrici e amanti perfette. Nelle sue tele, bandiere, arazzi contemporanei, totem composti da indumenti femminili, vengono narrate storie inerenti al genere, al sesso femminile, incorporando nelle stesse, immagini della propria “vulva” o figure stereotipate riprese da libri di educazione sessuale e riviste pornografiche, per poi appropriarsene, sperimentando al tempo stesso un esercizio di poesia. Nelle sue opere le interessa rappresentare e dare forma al proprio desiderio dove la parola scritta accompagna e reinterpreta l’immagine del sesso femminile o del proprio sesso. Queste immagini si convertono in stenciles, stampe, disegni trasferibili, serigrafie, componendo lo spazio dell’opera attraverso l’impressione ripetitiva e aleatoria.L’intenzione dell’artista e di nobilitare ed innalzare il proprio desiderio passionale ed erotico alla sua ricerca di verità interiore, dell’Amore, come strumento per la propria trasformazione.
“Nella storia del genere femminile, la “vulva” anticamente era un luogo sacro, divino, solo alla fine del XVIII secolo inizia ad essere definito “vagina” con precisi organi esterni ( labbra ) e genitali interni, per poi sempre di pi divenire associata ad un’immagine distorta e volgarizzata, dissacrata. Oggi c’ deformazione, diffamazione attorno al sesso femminile, fino ad arrivare ad una totale mancanza di rispetto che spesso porta e sfocia nella manifestazione delle violenze di genere e abusi sessuali. In alcune culture la parola “bocca” sinonimo di vulva ( vagina) e si scrive uguale, da questa equiparazione simbolica positiva emerge il significato di bocca/vulva in quanto matrice superiore e luogo sacro di nascita della parola e del Verbo”.
(Cfr. Mito M. Sanyal “ Vulva” la revelaci n del sexo invisible.)
Nelle opere di Maryangel Garcia la sessualita e il sesso femminile ritornano incalzanti, rivendicando una politica del corpo disinibito ergendosi ad icona e totem di una sensualita vittoriosa. Cosi nel suo lavoro e presente una politica del corpo cosciente, disinibita, un’espressione della sessualita rivendicativa, proprio in un contesto attuale in cui la donna e spesso costretta a negare il suo piacere femminile e ancora l’ostentazione dei genitali e tab . La rivincita della donna e la presa di coscienza del proprio corpo, trionfa nei suoi “totem”: enormi sculture costruite e composte da reggiseni e mutandine sexy, che si staccano dal soffitto invadendo lo spazio scenico. Dal lato concavo della scultura pendono parole in francese estratte dal poema di Jean Cocteau Le menteur, dal lato convesso un estratto del diario personale dell’artista in spagnolo; le parole vengono poi disposte nella scultura secondo la tecnica ispirata al al gioco di parole dei surrealisti francesi, le cadavre exquis, moltiplicandone i significati.
Il totem, distaccandosi dal soffitto, dialoga con lo spazio circostante ed evoca il richiamo alla cultura totemica indiana, totem della nuova societa, del “clan”: il nostro “clan” basato sul sesso e sulla sessualita, vissuta positivamente ma anche negativamente, capace di tirar fuori la bestialita pi bruta e violenta dell’uomo.Gia il termine “totem”, dalla radice do di dod m, sembra alludere al latte o al seno materno, che si chiama dodosh, e questo lascia aperte le ipotesi su una pi arcaica discendenza femminile del Totem, da sempre visto come simbolo “fallico” appartenente al mondo maschile. Qui l’artista se ne riappropria e lo erge a simbolo tutto esclusivamente femminile, evocando la memoria femminile attraverso l’uso d’indumenti intimi usati per poi raccontare una storia, un suo proprio significato.
Nei suoi lavori c’e il “grido” disperato della donna, sommesso; donna-poetessa romantica, donna-amante che richiama e vuole essere amata, cosi come accade nella serie “Si tu boquita fuera” ( “se la tua bocca fosse…”), l’opera trae ispirazione da una canzone della cantante degli anni ’80 venezuelana Iris Chacon, vera e propria bomba sexy e star della televisione di quegli anni e alter ego dell’immaginario femminile dell’artista.
Infine nella serie “Papeles”, l’artista interviene su un tipo di carta recuperata in India nel Jaipur, che e fabbricata da donne che vengono riscattate da situazioni di violenza o di emarginazione. In India le donne che subiscono violenza vengono relegate al di fuori della societa e in questa fabbrica entrano di nuovo nel mondo del lavoro, vivendo in gruppo riescono a riabilitarsi e ad imparare un mestiere. In questa serie la vita di tutti i giorni e presente, come se fosse un diario in grande formato. Un’esperienza intima, identificativa di vita ed arte, quella di MaryAngel Garcia, in cui sempre l’amore, la parola amare, amante risuona ed esplode dalle bocche delle sue “nanas”, chicas, mujeres. ( Manuela Oneto )
“O donne povere e sole, violentate da chi non vi conosce. Donne che avete mani sull’infanzia esultanti segreti d’amore, tenete conto che la vostra voracità naturale non sarà mai saziata. Mangerete polvere come io mangio polvere cercherete di impazzire e non ci riuscirete, avrete sempre il filo della ragione che vi taglierà in due. Ma da queste profonde ferite usciranno farfalle libere.” (Alda Merini)